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venerdì 24 agosto 2012

I conti in tasca allo Stato: tutti i soldi dei ministeri

I conti in tasca allo Stato: tutti i soldi dei ministeri:



A cura di Carlo Manzo e Alessio Mazzucco

È tempo di spending review ed è quindi il caso di farsi un’idea precisa di quanti soldi hanno i singoli ministeri. Lo Stato distribuirà tra i dicasteri, nel 2012, 283 miliardi di euro. A chi andrà la fetta più grande della torta? E quali sono le principali voci di spesa dei ministeri? Tutti i dati nella nostra infografica realizzata in esclusiva per Yahoo!
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Evasione e dintorni

Evasione e dintorni:
"Sono un dipendente del settore privato da quando ho iniziato a lavorare. Di conseguenza ho sempre pagato tutte le tasse che dovevo pagare. Di conseguenza ho sempre avuto in odio gli evasori e i professionisti in genere, quelli che il matrimonio di mia figlia sono spese di rappresentanza.
Poi un giorno per sfizio mi sono messo a fare due righe di conti su vari business plan riguardanti il piccolo commercio o piccole società di servizi. E ho scoperto che l’evasione è come dire fisiologica, stante che serve a ridurre la struttura dei costi che altrimenti renderebbe non conveniente qualsiasi attività di piccolo cabotaggio.
Un esempio: l’asilo nido di mio figlio. Anni fa bisognava mandare mio figlio al nido. Dato il reddito che produciamo io e mia moglie e che con una certa sorpresa leggiamo porci tra il 5% della popolazione ricca italiana, il nido pubblico fu scartato per evidenti ragioni di graduatorie varie. Lo mandammo ad uno privato. Si era nel 2003 e la retta se non ricordo male era di circa 1.000 euro al mese. Caspita, mi dissi, qui vale la pena pensarci su. I conti furono presto fatti. Ogni cinque bambini c’era un inserviente specializzato. L’asilo si trovava in una bella palazzina centrale a Milano. Con quei soldi avevi diritto per pochi euro in più anche al servizio mensa, curato da un cuoco e da un assistente.
Quindi con circa 5.000 euro al mese, bisognava pagarsi una persona fissa più una quota di affitto, pulizia, spese generali e quota parte del costo della cucina, cuoco e assistente compreso. Allora come adesso una persona specializzata costava netto in busta circa 1.500 euro. Con oneri sociali vari il costo azienda è noto è pari a circa 1,5 del netto in busta e quindi con la sola inserviente fissa siamo a circa 2.250 euro. Rimanevano quindi 2.750 euro al mese ogni 5 bambini per pagarsi il resto compreso l’utile dei soci finanziatori (privati o banche che fossero) e lo stipendio del titolare che stava lì tutto il giorno.
I bambini erano un centinaio. Quindi circa 55.000 euro al mese per pagarsi tutto. Contando che i mesi lavorativi erano circa 9, ogni anno si avevano quindi a disposizione 500mila euro per pagarsi l’affitto di questa bella palazzina in centro (1.000 mq più giardino a 200 euro al mq – diciamo tra i 200 e i 300 mila euro all’anno), un cuoco e un assistente (costo stimato annuo totale altri 50mila euro), altro personale fisso di segreteria (diciamo altre 50mila euro) spese vive (energia elettrica, telefoni, vettovagliamento, pulizia locali, arredi, assicurazione, giochi e altro materiale didattico – diciamo altri 100.000 euro), ciò che rimaneva era circa 100 mila euro l’anno, che dedotte le tasse scendevano a circa 60mila.
Quindi con un asilo nido di lusso si ricavano netti da tasse circa 60mila euro all’anno come “stipendio” dell’imprenditore: vale la pena? Con tutti i rischi che si corrono?
Per me dipendente non ne è valsa la pena, ma, e qui è il punto dolens, da tutta questa montagna di calcoli mi pare emerga con chiarezza che il non pagare contributi e “marciare” sulle tasse sia, come dire, fisiologico anche per chi, come il titolare di questo fortunato esercizio commerciale si trovi a gestire una azienda che oggi guadagna e sta in piedi, ma che lo stesso potrebbe non riuscire a fare domani.
E allora se è così, il tema quale è? Combattere l’evasione o ridurre la struttura dei costi di impresa?
Con questo non sostengo che sia lecito non pagare le tasse (come diceva un nostro ex presidente del consiglio), ma cerco di capire il fenomeno. E se ho ragione, come temo d’avere, allora la risposta non può essere uno stato di polizia permanente con blitz all’alba, ma deve essere un ripensamento generale degli equilibri economici e sociali di questo benedetto paese."
Sandro Frera

Nucleare, grandi annunci ma la bonifica è “all’italiana”

Nucleare, grandi annunci ma la bonifica è “all’italiana”:

«Trino Vercellese sarà la prima delle quattro centrali nucleari italiane a essere completamente smantellata», ha annunciato la scorsa settimana la Sogin (la società di Stato incaricata delle bonifiche atomiche). Il ministero dello Sviluppo economico ha infatti approvato il decreto di “disattivazione dell’impianto”. Ma c’è un particolare che rovina la festa: il deposito nazionale delle scorie ancora è di là da venire. E così l’operazione è più di facciata che di sostanza. 
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Raspberry Pi arrivato

Raspberry Pi arrivato:


  • Broadcom BCM2835 700MHz ARM1176JZFS processor with FPU and Videocore 4 GPU
  • GPU provides Open GL ES 2.0, hardware-accelerated OpenVG, and 1080p30 H.264 high-profile decode
  • GPU is capable of 1Gpixel/s, 1.5Gtexel/s or 24GFLOPs with texture filtering and DMA infrastructure
  • 256MB RAM
  • Boots from SD card
  • 10/100 BaseT Ethernet socket
  • HDMI socket
  • USB 2.0 socket
  • RCA video socket
  • SD card socket
  • Powered from microUSB socket
  • 3.5mm audio out jack
  • Header footprint for camera connection
  • Dimensions: 85.6 x 53.98 x 17mm
L’idea alla base del Raspberry Pi è quello di fornire un ambiente di calcolo in cui i bambini possono avere la libertà di programmare, ma, come si può immaginare, l’utilizzo non si ferma a  questo. Visto la bassa potenza può essere usato come Web Server, Client SSH o anche Media Center. Le possibilità di utilizzo sono infinite.
Il boot del Sistema Operativo avviene tramite SD Card e attualmente il dispositivo è supportato ufficialmente da versioni customizzate di Debian “wheezy” (Raspbian) e Arch Linux ARM. Gli OS sono disponibili su http://www.raspberrypi.org/downloads.

Migliorare la connessione WiFi su Ubuntu

Migliorare la connessione WiFi su Ubuntu:



Fortunatamente in questi anni ci sono stati grossi miglioramenti dal punto di vista wi-fi hardware a supporto di Ubuntu, infatti ora sono molte di più le schede supportate, la velocità e la stabilità delle connessioni migliora di continuo di versione in versione. Nonostante questo alcuni problemi persistono e possono essere: Perdita del segnale dopo un [...]
Articolo scritto da per Opengeek.it – Il blog italiano di informazione su GNU/Linux, Android, Giochi e sul mondo Microsoft
   

Autodesk Lays Off 7% Of Entire Staff

Autodesk Lays Off 7% Of Entire Staff:























Digital design giant Autodesk laid off 7% of its workforce Thursday, sources tell Mashable.
That totals around 500 employees -- including a number of 3D developers and several product managers.
Many of the layoffs were handled on a one-by-one basis throughout the day, following the company’s disappointing earnings report.
"Our own execution challenges, combined with an uneven global economy, resulted in disappointing revenue results for the quarter,” said Carl Bass, Autodesk president and CEO. “The changes better position Autodesk to meet the needs of our customers. We are focused on working through our internal challenges as rapidly as possible."
Autodesk’s fiscal…
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giovedì 23 agosto 2012

Foxconn, produzione Apple: condizioni di lavoro migliorate

Foxconn, produzione Apple: condizioni di lavoro migliorate
La Fair Labor Association ha riscontrato progressi nelle condizioni di lavoro negli impianti Foxconn che si occupano della produzione dei prodotti Apple. Il cammino è ancora lungo ma le richieste sono state soddisfatte al 79 percento.

Giustizia italiana e giustizia vaticana a confronto

Nella lunga telenovela sui vatileaks ci sono risvolti più interessanti della pepita d’oro e dell’assegno da 100mila euro destinati a Benedetto XVI ma trafugati dal maggiordomo Paolo Gabriele, di cui tanto hano parlato i giornali. Come ha evidenziato Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, lo scandalo dei documenti riservati del Vaticano pubblicati da Gianluigi Nuzzi e Il Fatto Quotidiano rischia di intrecciarsi con le inchieste della magistratura italiana intorno all’Istituto per le Opere di Religione. Due magistrature a confronto. E non è detto che non si arrivi allo scontro.
Il maggiordomo, che teme di passare da capro espiatorio ma proclama di aver trafugato le carte per il bene della Chiesa sentendosi “un “infiltrato” dello Spirito Santo, non sarà graziato. Dopo aver subito una lunga carcerazione preventiva, sarà invece processato (per ironia della sorte il 20 settembre prossimo) con l’accusa di furto aggravato. Anche un informatico, Claudio Sciarpelletti, cittadino italiano, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento.
La Santa Sede, tramite il portavoce padre Federico Lombardi, ha chiesto la collaborazione delle autorità italiane per far luce su come sono stati trafugati gli imbarazzanti documenti segreti. Nonostante l’attacco rivolto al giornalista Gianluigi Nuzzi, il Vaticano tentenna nell’avanzare la rogatoria. Perché a sua volta la giustizia italiana potrebbe inoltrarla in Vaticano, per chiedere spiegazioni su conti aperti presso lo Ior. Conti intestati a prelati, ma che si sospetta siano stati utilizzati da politici, funzionari dello Stato, manager,  faccendieri, persino mafiosi per traffici poco trasparenti. Al momento ci sono ben tre indagini aperte, avviate dalle procure di Roma, Trapani e Napoli.
Inoltre, diversi cittadini italiani sarebbero coinvolti nella filiera per la trasmissione delle carte riservate del Vaticano. E se la Santa Sede chiedesse la collaborazione italiana, la competenza passerebbe alla procura di Roma. Col rischio che vengano coinvolti anche religiosi e uomini del Vaticano.
A tutto questo si aggiunge la ‘mina vagante’ Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello IOR e silurato dal Vaticano. Dopo le perquisizioni nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica, la magistratura italiana ha sequestrato molti documenti e memoriali riservati che rivelano scontri di potere interni nei Sacri Palazzi. E Gotti Tedeschi si è detto disposto a collaborare.
Il Vaticano ha subito lanciato l’altolà per impedire l’uso di quei documenti. Forse sarebbe disposto, suggerisce il Corriere, anche a non andare a fondo nell’inchiesta che vede ora sotto torchio il maggiordomo. Pur di non innescare un circolo di rogatorie che non farebbero altro che riaccendere i riflettori sul Vaticano, magari facendo emergere altri coinvolgimenti d’Oltretevere.
Resta da capire – ed è questo che interessa al di là delle beghe interne in Vaticano – quale sarà il comportamento delle autorità italiane. Se per esempio l’atteggiamento rimarrà quello teso a favorire il Vaticano, come accaduto recentemente proprio sul tema della trasparenza finanziaria per Moneyval. Anche grazie, come emerge anche dai documenti pubblicati dallo stesso Nuzzi, allo strettissimo connubio tra istituzioni italiane e vaticane per orientare l’agenda politica del paese.
Il sistema messo in piedi dal Concordato, che impedisce di affermare compiutamente la laicità in Italia, è infatti sbilanciato a favore del Vaticano anche su aspetti poco conosciuti. Impedendo per esempio alla giustizia italiana di indagare più a fondo su temi scottanti come trasparenza finanziaria, intrecci politico-religiosi e giri di denaro sospetti che coinvolgono il Vaticano. Mettervi mano al più presto sta diventando indispensabile, come anche queste vicende dimostrano.

Tony Nicklinson e il suo diritto di dire “basta”

Tony Nicklinson, da sette anni affetto da sindrome locked-in, voleva dire “basta”. L’Alta Corte inglese gli ha risposto “no”. E lui si è lasciato morire. Perché non gli avevano lasciato alcun altro modo per poter dire “basta”.
Per farla finita ha dovuto rifiutare il cibo per una settimana: una polmonite è rapidamente insorta e il decorso è stato tutto sommato rapido. Ciò non toglie che, per lui, sia stata una settimana di ulteriori sofferenze. E di profondissimo dolore per la decisione dei giudici, scrive la Bbc. Anche perché, prima che fosse colpito dall’infarto, aveva già redatto direttive di fine vita in cui rifiutava ogni trattamento inutile. Il suo ultimo messaggio è stato: “addio mondo, il mio tempo è venuto, mi sono anche divertito”. La famiglia ha scritto che è morto pacificamente. Forse per aver finalmente capito che il suo incubo stava finendo.
C’è chi ha paragonato Nicklinson al caso Welby, ma la vicenda ricorda assai di più quella di Giovanni Nuvoli, l’ex arbitro sardo che morì “naturalmente” dopo aver rifiutato cibo e acqua. Non sono affatto casi infrequenti. Per cui è più che legittimo porsi per l’ennesima volta la domanda: si può costringere un essere umano a vivere giorno dopo giorno, minuto dopo minuto “un vero e proprio incubo”, come Nicklinson descriveva la propria realtà quotidiana?
Secondo i giudici inglesi, e i parlamentari della maggioranza dei paesi europei, sì, è legittimo farlo. La legalizzazione dell’eutanasia volontaria è un obbiettivo non facile da conseguire: specialmente in Italia, dove continuiamo a rischiare che il parlamento approvi una legge contro il testamento biologico.
Pensavamo che l’Inghilterra fosse aliena dall’apologia del dolore, ma ci sbagliavamo. Richard Dawkins ne ha documentato un esempio eclatante sul suo sito: “la sofferenza è inevitabile”, ha scritto un politico conservatore. E invece no: spesso è evitabile,  e ogni cittadino adulto dovrebbe avere il diritto di evitarla.
Da un punto di vista ateo, il morboso attaccamento alla vita di chi crede in quella eterna è difficilmente spiegabile. Parlano di “diritto naturale”, ma quanto è naturale lasciar torturare esseri umani, costringendoli a rifiutare “innaturalmente” il cibo pur di porre termine a sofferenze indicibili? Il mondo è cambiato, l’aspettativa di vita è mutata, ma anche l’atteggiamento nei confronti della vita (e soprattutto della qualità della vita) non è più lo stesso.
Che la Chiesa e una parte dei suoi fedeli non ne prendano atto rientra nelle loro facoltà, che nessuno vuole toccare. Non è tuttavia accettabile che le “radici cristiane” influenzino ancora oggi le legislazioni, infliggendo sofferenze infernali a chi nell’inferno non crede.
E’ inaccettabile che, nel ventunesimo secolo, mi sia impedito di porre termine alla mia vita soltanto perché sono una persona portatrice di handicap” (Tony Nicklinson, 1954-2012)

Meglio primi su Google o su Facebook?

Chi si occupa di posizionamento nei motori di ricerca e del cosiddetto SEM (Search Engine Marketing) non può oggi fare a meno di confrontarsi con la crescente attenzione delle aziende verso i Social Networks (Facebook in primis) come mezzo di e-marketing.
La socialità è un elemento essenziale dell’essere umano, da sempre, e gli attuali social networks sembrano quindi rappresentare la naturale evoluzione della tecnologia Internet per assecondare questa propensione.
Il fatto è che l’interesse commerciale si è rapidamente insinuato nei più sottili meccanismi di questi canali di comunicazione digitale. Da Facebook a FourSquare “qualcuno” vuole portarci a rendere “pubbliche” tutte le nostre preferenze e i nostri acquisti.
L’idea di fondo è semplice e per nulla nuova. Tutti noi siamo portati a fare cose e acquisti se consigliati da persone di nostra conoscenza e fiducia (il classico passaparola). Internet ha reso possibile estendere la nostra cerchia di “amici” in modo impensabile coi canali di comunicazione e incontro tradizionali, e quindi ha fatto nascere forme nuove e più complesse di passaparola.
Se il singolo utente si può illudere di avere il controllo sull’estensione della propria “esposizione”, chi controlla i networks dispone in realtà dell’interezza delle informazioni prodotte dalle condivisioni sociali.
La trasmissione di inchiesta Report (RAI3) ha dedicato nell’ultima stagione una trasmissione sui “rischi” per la nostra privacy collegati all’utilizzo dei social networks (e non solo), che ha, come sempre, attirato l’attenzione di molti e fatto accrescere la sensibilità su questo tema (l’ho riscontrato anche tra i miei contatti).
Ciò detto, non si può però negare che il “Mi piace” è oggi un must del marketing, tanto da essere stato sperimentato anche in configurazioni “off-line” tramite la tecnologia RfId (sensori di prossimità e tag opportunamente configurati utilizzati nel corso di eventi per esprimere le preferenze dei partecipanti).
Oggi, in particolare nelle applicazioni B2C (Business to Consumer), c’è bisogno di esposizione tramite il “Mi piace“, quanto di visibilità nei motori di ricerca, ed è lecito porsi il problema se l’influenza di Facebook, e degli altri Social Networks, sia destinata a superare quella di Google e dei motori di ricerca. Prova ne è anche il recente lancio di Google+1, come prima riposta del colosso Internet, alla sempre più agguerrita concorrenza.
La mia opinione è che ci sono molti contesti dove l’importanza della visibilità nei motori di ricerca è ancora prevalente (ovvio che potendo è meglio trarre il massimo da entrambi i canali), mentre in altri (es. la Brand Reputation, il rapporto delle grandi marche coi propri clienti, o le iniziative basate su “eventi”) sia ormai indispensabile un congruo investimento nella cura della propria presenza nei Social Networks.

The open source technology behind Twitter


We explore the open source tech behind Twitter
Without open source, Twitter wouldn't exist. Every Tweet you send and receive touches open source software on its journey between computers and mobile devices. We were curious about how much open source is used at Twitter. Beyond that, we wanted to discover how open source may influence the culture at Twitter, Inc.

We asked Chris Aniszczyk, Open Source Manager at Twitter, to share the company's open source story. Aniszczyk will be keynoting at this month's LinuxCon, August 29 through 31, in San Diego, CA. His topic: The open source technology behind a Tweet.

See what Aniszczyk (@cra on Twitter) had to say about open source and the open culture at Twitter

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Motorola, i tagli di Google

Roma - Motorola Mobility si prepara a dismettere parte del suo personale, un'operazione drastica che coinvolgerà il 20 per cento della sua forza lavoro.


Il produttore di dispositivi elettronici è stato acquisito a maggio da Google e da quanto le autorità antitrust hanno dato il via libera all'operazione costata 12,5 miliardi di dollari, tra i suoi dipendenti è iniziata a circolare la paura per questa ristrutturazione.
Per quanto non sia ancora chiaro, infatti, come Mountain View intenda impiegare l'azienda (oltre che in funzione anti-Micrsofot per i suoi 17mila brevetti in campo mobile), già nel 2008 Google aveva tagliato del 40 per cento il personale della neo-acquisita DoubleClick: per quanto riguarda Motorola i licenziamenti riguarderanno il 20 per cento dei dipendenti, circa 4mila lavoratori (un terzo dei quali negli Stati Uniti), e una trentina dei 94 uffici aperti in tutto il mondo. (C.T.)


http://punto-informatico.it/3582094/PI/Brevi/motorola-tagli-google.aspx

The Internet a Decade Later [INFOGRAPHIC]






Raspberry Pi: finalmente è disponibile in volumi

Raspberry Pi: finalmente è disponibile in volumi: Il Raspberry Pi, il piccolo computer realizzato su una scheda madre che può essere tranquillamente tenuta in mano, che tanto successo ha avuto un po’ in tutto il Mondo, adesso è disponibile in volume a partire da 25,92 sterline (poco più di 33 euro)

E se il Fatto vendesse solo perché fanno un buon giornalismo?

E se il Fatto vendesse solo perché fanno un buon giornalismo?:
Sin da quando è nato, il giornale di Padellaro è stato da sempre associato a una battaglia politica: prima la lotta al tiranno, ora la contiguità con la procura di Palermo. Non ci viene mai in mente che il quotidiano produca semplicemente  giornalismo? Per giunta premiato dai lettori in edicola.
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Ad ActionAid il prestigioso premio per l’innovazione ai "Technology4Good Awards" di Londra

Ad ActionAid il prestigioso premio per l’innovazione ai "Technology4Good Awards" di Londra:

Ad ActionAid il prestigioso premio per l’innovazione ai "Technology4Good Awards" di Londra.

“Siamo emozionati per questo riconoscimento e orgogliosi dei buoni risultati che il nostro progetto di comunicazione ci permette di ottenere per garantire il diritto al cibo a molte comunità dell’area di Isiolo, nel Kenya settentrionale” - ha affermato Tennyson Williams, Direttore di ActionAid Kenya alla notizia del premio.

L’essere sempre aggiornati di quanto accade intorno a noi è una condizione base per poter promuovere e tutelare i propri diritti. Ampie distanze, prive di rete elettrica, assenza di stazioni radio e telefonia fissa non hanno mai consentito alle comunità del Kenya settentrionale di comunicare in modo tempestivo, tra loro e con il resto del paese.

Il progetto di comunicazione che ActionAid ha sviluppato segna un momento di cambiamento radicale per le comunità coinvolte!

La tecnologia utilizzata è molto semplice: "Cellulari e Caricabatterie Solari"
Rudimentale, ma efficace: l’ufficio di ActionAid è oggi in comunicazione costante con oltre 50.000 persone che hanno seri problemi di sopravvivenza a causa della siccità che colpisce periodicamente la regione di Isiolo.

I telefoni cellulari sono stati affidati a 250 membri dei Comitati di Soccorso locali (persone incaricate di coordinare la distribuzione di cibo nelle comunità) che possono così comunicare direttamente con lo staff di ActionAid, con i responsabili delle are di stoccaggio dei beni alimentari di emergenza e con i conducenti dei camion che li trasportano.

Il progetto ha avuto un grande successo fin dal momento del lancio di un anno fa. L’aggiornamento in tempo reale sui prezzi dei prodotti, permette alla popolazione di comprare e vendere direttamente alimenti e capi di bestiame, senza dover sottostare alle condizioni dettate dai mediatori.

Le informazione sulle modalità di distribuzione del cibo permettono alle comunità di organizzarsi, senza perdite di tempo ed energie.

I cellulari, facilmente ricaricabili grazie all’energia solare, vengono utilizzati anche per diffondere informazioni utili a prevenire i furti di bestiame, individuare i pascoli migliori e gestire gli spostamenti delle mandrie.

“Questo progetto segna un momento di svolta nel nostro modo di comunicare con le comunità: l’utilizzo di strumenti innovativi ci consentirà di intervenire con tempestività nei momenti di emergenza che rendono la popolazione più vulnerabile. Questo filo diretto con le comunità ci consentirà di combattere la povertà, la fame e l’esclusione sociale, con ancora più efficacia!” -  ha sottolineato Tennyson Williams.

“Ubuntu non diventerà come Windows 8“

Meno male!

"Nel recente OSCON, la convention dedicata all’open source organizzata dalla nota casa editrice O’Reilly, Mark Shuttleworth è intervenuto per presentare le nuove Web Application integrate su Ubuntu, ma ha colto l’occasione anche per rispondere a quanti lo hanno criticato a causa della strategia multi-piattaforma intrapresa da Canonical (ovvero i progetti Ubuntu TV, Ubuntu per Android eUbuntu Phone OS) affermando che “Ubuntu non diventerà come Windows 8“."

One Laptop per Child (OLPC )


La missione della OLPC  è quella di responsabilizzare i bambini più poveri del mondo attraverso l'educazione!

L' obiettivo è fornire a ogni bambino un computer portatile a basso costo a basso consumo. 

A tal fine hanno progettato l'hardware, contenuti e software per la collaborazione, gioiosa, e il potere di auto-apprendimento. Con l'accesso a questo tipo di strumento, i bambini sono impegnati nella loro istruzione, e imparare, condividere e creare insieme. 
Diventano collegati tra loro, per il mondo e per un futuro più luminoso.

http://one.laptop.org/about/mission


Questo è possibile anche grazie al Software Libero!

Apple Vs Samsung i Brevetti

Ma se non esistessero brevetti tanto restrittivi quanto costerebbero meno i cellulari?

"Il duello è iniziato lo scorso anno quando Apple ha accusato la compagnia sudcoreana di copiare il design dell'iPhone e dell'iPad, e ha chiesto un risarcimento di 2,5 miliardi di dollari. 

Samsung va incontro a grossi rischi perché se Apple dovesse vincere automaticamente otterrà un'ingiunzione permanente sulle vendite dei suoi apparecchi. Il caso ha ingenti implicazioni finanziarie per entrambe le compagnie."


Amazon Kindle

Come sempre la comodità ci vengono offerte dalle nuove tecnologie e dispositivi che le adottano devono fare i conti con gli interessi commerciali!

Amazon Kindle trasformano l'acquisto di un ebook in una licenza di utilizzo su di un singolo o una serie di singoli personali Kindle, dispositivi che a loro volta diventano semplici strumenti per lo "streaming" di contenuto. 
Se compro un libro acquisto un bene che posso portare con me ovunque, leggere in qualsiasi condizione, prestare a un amico, e anche rivendere o scambiare sulle bancarelle; se "compro" un ebook su Amazon acquisto una licenza per leggerlo sul mio Kindle e basta! 
Non lo posso prestare a un amico dotato di Kindle o scambiarlo, perché il file è "bloccato", una volta fuori dal mio lettore.
Se quindi disponessi di una biblioteca ebook Kindle di qualche migliaio di titoli e volessi abbandonare i dispositivi e il marketplace Amazon, diventerebbe un problema serio!